Luigi Tenco (Cassine 1938 - Sanremo 1967)

Non ho mai conosciuto mio padre e mia madre con la sua presenza e la sua forza ha reso più sopportabile questa assenza; la mia infanzia è trascorsa tra Cassine e Ricaldone, La passione per la musica mi prese fin da ragazzo e mentre mi divertivo a suonare il clarinetto nel soppalco del negozio tra il disappunto di mia madre e di Valentino, strinsi amicizia con quelli che sarebbero diventati i miei compagni nella straordinaria avventura che ci portò a Milano, chiamati da Gian Franco Reverberi che lavorava come arrangiatore alla Ricordi e da quella esperienza nacque quella che qualcuno ha voluto poi definire la Scuola Genovese dei cantautori.

All’ombra di un fratello più grande, fino a quando nel 1948 ci trasferimmo tutti a Genova ed aprimmo l’enoteca “Enos”, in Via Rimassa, nel quartiere della Foce.

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Ho esordito da musicista al clarinetto con la Jolly Roll Boys Jazz Band, poi al sax e nel 1959 sono partito per Milano insieme a Piero Ciampi. Ottenni un contratto come cantante alla Ricordi con I Cavalieri, poi usando solo il mio cognome e ancora sono stato Scuola Genovese dei Gigi Mai, Dick Ventuno, Gordon Cliff celando la mia vera identità fino a diventare Luigi Tenco.

Nel film “La cuccagna” ho vestito i panni di Giuliano e cantato una canzone del mio amico Fabrizio De André, ero attratto dal cinema ma non ci fu seguito. In RAI mi guadagnai la censura per il mio parlare dell’amore senza falsi moralismi e per due anni non andai in onda. Da Milano a Roma ho inseguito un successo dal quale non sono mai stato completamente appagato e poi Sanremo, e quella lontana notte di Gennaio del 1967.

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...ed ora che avrei mille cosa da fare... il sipario è calato sulla mia vita e non cercate di capire, non ponetevi domande inutili, non leggete tra le righe di lettere e biglietti, ma ricordatevi di me, di quel ragazzo che sorrideva di rado e che aveva per la testa grandi idee… e fatelo con le mie canzoni.



Testo di Laura Monferdini