"...I miei vangeli non sono quattro. Oltre ai cosiddetti Vangeli canonici degli evangelisti: Marco, Matteo, Luca e Giovanni, io seguo da molti anni un quinto Vangelo, quello secondo De André, un cammino in direzione ostinata e contraria e ogni giorno posso confermare e constatare che: "..dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori... "
Don Andrea Gallo
Caro Andrea, Via del Campo e tutti gli amici di viadelcampo29rosso ti guardano con un sorriso, dalla tua Genova, dal cuore della Città vecchia dove tante volte ti abbiamo incontrato. E' stato un onore "camminare" con te e Fabrizio in quella direzione "ostinata e contraria" che rappresenta tutti noi che ben conosciamo quali "gocce di splendore" si celino dietro ogni angolo, anche quello che sembra il più angusto. E ripercorrendo nei giorni a venire queste antiche strade vi sentiremo ancora più vicini.



"...Noi cantastorie andiamo in giro sollevando la polvere dei fatti memorabili. Cerchiamo di farne mito, leggenda (abbiamo a differenza dei giornalisti la licenza di stravolgere) e se ci riusciamo davvero possiamo diventare Omero, se non ci riusciamo per niente andiamo a comprare i giornali..."
Fabrizio De André
Una riflessione di Faber sui "cantastorie", coloro che hanno la capacità di trasfigurare in poesia anche la storia e diventare grandi voci del proprio tempo ripercorrendo la complessità delle vicende umane, rendendole memorie, tracce di un passato che non deve essere dimenticato. La capacità di operare poeticamente sulla realtà sfumandone a volte i contorni, differenzia l'arte del cantautore da quella del giornalista che osserva mettendo a nudo i fatti, senza "indorare" nulla, senza renderla anche se soltanto in apparenza più "sopportabile" Fabrizio ha saputo sublimare in poesia fatti di cronaca che rappresentano la storia del nostro tempo alzando forte la sua voce di intellettuale, di letterato, di libero pensatore senza mai giungere a frettolosi giudizi ma schierandosi contro le ingiustizie, le violazioni dei diritti, la mancanza di rispetto con la sua ineguagliabile abilità "giornalistica" di osservare la realtà e con la sua sensibilità di uomo che ci ha reso consapevoli e partecipi, capaci di "essere tutti coinvolti".



Faber...poeta, musicista.. semplicemente cantautore!
“...a volte capita che intraprendendo un mestiere, una persona sia fortunata, perché il mestiere che ha scelto diverte anche le persone che ne usufruiscono e così é accaduto a me. Ho scelto di fare delle canzoni ed é una cosa che mi diverte, a poco a poco é diventato un mestiere anche perché mi retribuiscono per farlo. Qualcuno però ha pensato di fare due operazioni sbagliate, la prima é quella di separare il testo delle mie canzoni da quello che é la musica, se io fossi stato un poeta avrei scritto poesie, se fossi stato un musicista avrei composto colonne sonore da film e a quest'ora sarei miliardario e invece non ce l'ho fatta, sono un cantautore.”
Fabrizio De André, Rimini 1975
Una testimonianza di Faber durante una delle sue prime esibizioni pubbliche, un concerto tenutosi a Rimini nel 1975, poco dopo il suo debutto sul palco della Bussola. Considerazioni ad alta voce di un artista agli inizi di uno straordinario percorso umano e professionale.



curiosità
...gli dicevo che il giorno in cui avremmo smesso di fare concerti avremmo cominciato a dispensare consigli astrali...a Fabrizio piaceva giocare a carte così facemmo due più due e nacquero i tarocchi...
Pepi Morgia



...i favolosi anni '60, che erano favolosi ve lo raccontano adesso altrimenti che senso avrebbe avuto il '68, una lotta studentesca, una lotta di emancipazione...io in piena lotta per il diritto allo studio scrissi "La buona novella" scegliendo la storia di Gesù di Nazareth perché mi sembrava emblematico, indipendentemente da fatti spirituali nei quali non mi voglio addentrare perché non é materia mia. Le stesse istanze di allora e quelle degli studenti del '68 credo fossero le stesse, solo che Gesù 1968 anni prima del '68 aveva combattuto contro gli abusi del potere e i soprusi delle autorità in nome di un egalitarismo, di una uguaglianza sociale che poi non si é mai verificata...
Fabrizio De André
Fabrizio De André – Pescara 1998 – Riflessioni sui "favolosi" anni '60 nell'introdurre "La buona novella"
...il genovese é una lingua più neo araba che neolatina ed é talmente ricca di modi di dire, di parti del discorso, sostantivi, verbi, preposizioni articolate e non che ci puoi esprimere tranquillamente non soltanto i tuoi sentimenti ma anche farti le tue ragioni...
Fabrizio De André
...in occasione del debutto genovese di Creuza de ma nella registrazione di Alfonso Amodio per Radio Pietra Ligure, Agosto 1984.
…e adesso direi di proseguire con tre canzoni della serie “vogliamoci bene”...
Fabrizio De André
La prima é: “Hotel Supramonte”, dove, come é lui stesso a dire, si parla di “un sequestro di persona che poi tanto male non é finito”; segue “Se ti tagliassero a pezzetti”, un tentativo allegorico di uccisione della libertà che non riesce e come ci ricorda Faber ... “alle persone che assaggiano la libertà é poi difficile rimettere il calcagno della dittatura sul collo: ce l'hanno insegnato anche i russi!”.
Conclude con “Fiume Sand Creek”, il racconto del massacro di un centinaio tra donne, anziani e bambini avvenuto sulle rive dell'omonimo corso d'acqua nel lontano 1864 per mano del colonnello Chivington e dei suoi soldati...” non la voglio fare lunga perché il mio modo di esternare non é la chiacchiera ma la canzone, voglio però dire che la notte del 12 Ottobre 1992, io non festeggerò il cinquecentenario di quella che viene considerata a torto, la scoperta dell'America, a torto perché quando Cristoforo Colombo, con capello fluente, occhio sognante e piede sicuramente fetente sbarcò nell'isola poi chiamata San Domingo, ci trovò queli che sarebbero stati ribattezzati Dominicani. Quindi non ha scoperto un bel niente.
C'é un libercolo che circola da almeno un centinaio di anni, un poemetto scritto in dialetto romanesco da un certo Pascarella, ne dice cose divertenti, mi ricordo un verso “Eran selvaggi e manco lo sapevano”. Mi sembra giusto riparlare di questo tema proprio in occasione delle manifestazioni che ci saranno, perché metre da noi si brinderà a Colombo, dall'altra parte dell'Atlantico, quel giorno ci sarà un popolo per il quale quella data rappresenta quella del più grande lutto nazionale. Insomma, é roba da prendere una caravella e tornare giù a chiedere scusa!
Fabrizio e Georges Brassens
..ad uno spettatore che durante un concerto gli richiede a gran voce una canzone...Fabrizio risponde a gran voce..."si, si, proprio quella lì che non é mia, l'ho tradotta circa vent'anni fa dal mio grande e unico maestro purtroppo scomparso, si chiamava Georges Brassens..." a ribadire la sua grande ammirazione per il grande cantautore francese scomparso nel 1981 e di cui ebbe a dire: "Brassens mi ha sconvolto la vita, se ho iniziato a fare questo mestiere è solo per merito suo".
curiosità
Il menestrello d'ardesia
…“ed eccomi a voi atleticamente in piedi”…
Fabrizio De André
Il ritorno di Fabrizio De André in Via del Campo, l’Emporio che riapre nella sua rinnovata veste, e quale migliore auspicio se non quello di una frase pronunciata da Faber in uno dei suoi concerti per suggellare un rientro tanto atteso, “…ed eccomi a voi atleticamente in piedi”… dal palco sotto il quale il pubblico lo applaude e lo acclama, queste parole ancora emozionano chi oggi le ricorda e ci raccontano il suo grande umorismo ….quella innata capacità di suscitare una risata con poche parole che i Genovesi conoscono bene.
...arrivano così tante schifezze dall'estero che ho pensato, non capire per non capire, tanto vale cantare usando idiomi che rischiano di essere ingiustamente dimenticati...
Fabrizio De André
...Firenze, 4 Aprile 1997...sul palco del Palasport dove sono riunite 5.000 persone, Fabrizio in procinto di cantare quattro brani in dialetto tratti da Creuza de ma.